Posso fumare mentre prego?


Nonostante il titolo scelto per l’articolo del blog io non sono una fumatrice, né una persona particolarmente devota.

Utilizzo però questa citazione (ne parlerò a breve) come incipit dell’articolo che leggerai in questa delicata fase di rientro al lavoro.

Le vacanze estive stanno al flusso di lavoro annuale come la pausa giornaliera (break mattutino o pausa pranzo) sta al flusso di lavoro quotidiano.

Sono quindi indispensabili, che si tratti di cinque minuti o un’ora, per lavorare meglio.

Riflettiamoci insieme.

Vorrei condividere con te l’esperienza di quando lavoravo come dipendente prima di aprire la partita iva.

Come sai, sono una professional organizer specializzata in consulenze a tema lavoro e ritengo anche le pause un elemento fondamentale a favore della produttività.

Da dipendente una delle cose che mi infastidiva di più in azienda era il constatare che le pause “sigaretta” dei colleghi fumatori fossero maggiormente accettate rispetto a tutte le altre modalità di fare un piccolo break.

Mi spiego meglio: i colleghi fumatori, avendo un’esigenza quasi “fisica” rispetto al vizio del fumo si alzavano dalla postazione lavoro molto più spesso rispetto ai non fumatori.

Questo dato di fatto era culturalmente accettato anche da chi non fumava, paradossalmente me compresa!

Pensa infatti a quanto ci apparirebbe sfaticato un collega che si alzasse dalla scrivania con la stessa frequenza di un fumatore per fare invece una telefonata alla fidanzata, leggere un articolo di giornale, rispondere ai messaggi sul telefono o fare uno spuntino!

Eppure gli esempi di pausa che ho fatto nelle righe precedenti sono sicuramente più salutari della pausa sigaretta.

Non me ne vogliano i fumatori, il pretesto di questo articolo è semplicemente quello di riflettere su due elementi:

  1. Ogni lavoratore è diverso dagli altri. E, così come per l’organizzazione del flusso di lavoro personale, dovrebbe essere lasciato libero di gestirsi come meglio crede lo svolgimento della pausa (nei limiti ovviamente di ciò che è consentito in azienda)
  2. Dovremmo cambiare la prospettiva culturale di certe abitudini anche a lavoro

Il primo punto riguarda le caratteristiche peculiari di ognuno di noi ed il diverso modo che abbiamo di staccare con la pressione, liberare la mente, ricrearci per tornare a lavorare meglio.

Ovviamente quasi mai è possibile avere un’ampia gamma di possibilità di ricrearsi in azienda (magari con una mini palestra, una sala lettura, un giardino esterno etc.), ma è un po’ riduttivo “costringere” anche solo dal punto di vista del giudizio esterno il dipendente a poter staccare solo con la pausa fumo o con un caffè alla macchinetta (perché troppi caffè o merendine più di tanto bene non fanno!).

Nella mia esperienza di consulente ho conosciuto anche aziende con una mentalità molto aperta in merito alle pause lavoro, ma si tratta purtroppo ancora di mosche bianche.

Affrontando il secondo punto cerchiamo di essere meno giudicanti nei confronti di dipendenti e colleghi ed impariamo ad individuare per noi stessi, a favore di una migliore efficacia del nostro modo di lavorare, le azioni che ci permettono di staccare al meglio con il nostro lavoro.

Per il titolo del blog e per parlare di cambiamento di prospettiva ho preso spunto dalla citazione della storia tratta da “La Coscienza Parla” di Ramesh Balsekar.

Te la racconto: “Un novizio chiese al priore: “Padre, posso fumare mentre prego?”, e fu severamente redarguito. Un secondo novizio chiese allo stesso priore: “Padre, posso pregare mentre fumo?”, e fu lodato per la sua devozione.

Ci siamo spostati nel campo dell’efficacia della comunicazione e siamo andati a constatare quanto, molto spesso, le sequenze logiche con le quali costruiamo il nostro modo di comunicare influenzino fortemente la percezione di senso dell’altro.

Nel caso dell’esempio della pausa sigaretta naturalmente non si parla di forme linguistiche ma di un fattore culturale.

Infine, parlando di pause lavorative, non posso non parlare di un’abitudine che purtroppo molto spesso alcuni clienti mi riportano: molti di loro usano la pausa per leggere e rispondere alle mail.

Come ho ribadito più volte è importante imparare a “confinare” l’utilizzo dello strumento posta elettronica in momenti specifici della giornata, ma si tratta sempre di un’attività lavorativa (o comunque di comunicazione lavorativa) quindi niente di più sbagliato di farlo durante una pausa.

Impariamo quindi a fare delle pause di qualità, che siano quelle del pranzo, del break della mattina, dei cinque minuti intermedi durante la messa in pratica della “tecnica del pomodoro di Cirillo” etc., purché siano per noi veramente efficaci.

Abbiamo appena lasciato alle spalle le vacanze estive, che sono l’esempio per eccellenza di una pausa lavorativa e la prova più calzante per capire quanto staccare nel modo giusto dal lavoro ci serva per ricominciare a lavorare meglio.

E quindi ti auguro un buon rientro ed un bel mese di settembre!


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